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  • Nel bilancio totale della sua vita, non si può sicuramente dire che sia stato un personaggio negativo, perché non solo ha incarnato alcuni valori positivi, come la lotta alla corruzione, ma ha anche saputo sacrificare se stesso per affermarli.

    Oppure vogliamo pretendere che ogni attivista sia un santo? La realtà è che gli attivisti, i combattenti, i rivoluzionari sono dei pezzi di merda, contraddistinti spesso da un’umanità sacrificata alla causa.

    Non possono essere giudicati dalla storia per i loro comportamenti personali ma per lo sforzo che hanno condotto per il miglioramento della società umana


  • Un articolo orrendo, nel solito stile viscido de L’indipendente

    Al di là del fatto che alcune posizioni estremiste di Navalny si sono molto ammorbidite nel tempo, l’autore dell’articolo dimentica deliberatamente che si tratta di un esponente politico che rappresenta molto bene un paese autoritario, revanscista, nostalgico, omofobo, razzista, classista e sempre più degradato culturalmente e socialmente.

    Tuttavia la sua battaglia ideologica e concreta insieme contro la corruzione è un monito e un patrimonio per tutta la società umana, anche per il nostro “Occidente”

    Navalny è figlio di quella stessa Russia che è madre di Putin, dei pessimi oligarchi russi, dei boiardi sparpagliati sul suo immenso territorio e sui tanti masanielli che, pur con la longevità di una drosofila, continuano a spuntare in tutte le città della Russia.

    Il fatto che sia stato appoggiato e finanziato dagli USA è irrilevante: gli USA appoggiano e finanziano qualsiasi elemento che possa provocare destabilizzazione presso i paesi o i governi nemici. Navalny era in guerra contro il governo di Putin e in guerra e giusto cercare di raccogliere risorse e contributi da parte di chiunque sia funzionale alla tua battaglia.


  • Qui il testo dell’appello

    Caro Signor Presidente degli Stati Uniti d’America,

    Siamo giornalisti e come tali siamo venuti per chiedervi di desistere dal commettere un’ingiustizia contro uno dei nostri, Julian Assange.

    Dopo tredici anni di persecuzione, questo cittadino australiano è attualmente imprigionato nel Regno Unito sotto minaccia di estradizione negli Stati Uniti, per volere di una giustizia condizionata che lo tratta come se fosse una spia o un traditore. Al di là del destino iniquo del fondatore di WikiLeaks, questa procedura trasforma il giornalismo in un crimine e mette in pericolo tutti coloro che ne fanno la propria professione, in tutto il mondo.

    Siamo giornalisti , in altre parole serviamo un diritto fondamentale universalmente proclamato: il diritto di sapere tutto ciò che è di interesse pubblico, diritto che, negli Stati Uniti, è tutelato dal Primo Emendamento della Costituzione. I giornalisti, afferma la Corte europea dei diritti dell’uomo, sono i “cani da guardia” della democrazia. Possono disturbare, dispiacere e turbare, ma sono necessari affinché il pubblico sappia tutto ciò che viene fatto in suo nome, affinché possa fare le sue scelte liberamente, senza lasciarsi accecare dalla propaganda e dalla menzogna.

    Julian Assange non ha fatto altro che rivelare informazioni di interesse pubblico, e in questo senso ha agito come un giornalista. Possiamo attestarlo soprattutto perché abbiamo pubblicato queste informazioni, abbiamo collaborato attivamente con WikiLeaks e, in alcuni casi, abbiamo pubblicato inchieste firmate da Julian Assange. Mentre il mondo intero ha potuto giudicare l’utilità democratica delle sue rivelazioni, il procedimento intentato contro di lui dagli Stati Uniti d’America non può che rafforzare le potenze autoritarie nella repressione del giornalismo indipendente e della stampa libera.

    Siamo giornalisti , diversi per sensibilità e opinioni, ma tutti impegnati nello stesso ideale professionale: servire la verità dei fatti. Ecco perché, signor Presidente, la esortiamo a porre fine alla procedura di estradizione contro il fondatore di WikiLeaks. Per ristabilire la verità di cui siamo garanti: prima della storia, Julian Assange ha servito il giornalismo.

    Primi firmatari:

    • Mediapart (Edwy Plenel, Direttore e Co-fondatore - Francia)
    • Der Spiegel (Melanie Amann, Co-redattore capo - Germania)
    • Il Fatto Quotidiano (Marco Travaglio, Direttore - Italia)
    • InfoLibre (Jesús Maraña, Editoriale Direttore e Daniel Basteiro, Redattore Capo - Spagna)

    I media che desiderano aderire a questo appello possono farcelo sapere scrivendo al seguente indirizzo email: [email protected]

    Questo appello è già stato inviato al Presidente degli Stati Uniti d’America tramite Denise Bauer, ambasciatrice degli Stati Uniti in Francia.




















  • Nello specifico, abbiamo tirato giù una possibile griglia dei punteggi e la relativa griglia degli argomenti:

    Punteggi:

    • 3: sviluppo dedicato
    • 2: accenno diretto
    • 1: accenno indiretto
    • 0: nessun accenno
    • -1: approccio discutibile
    • -2: approccio “molto” discutibile

    Diritti fondamentali: privacy Peso dato alla privacy: in generale, in quanto diritto umano (principio di autodeterminazione della sfera privata) fondamentale per l’esercizio dei diritti digitali; nello specifico delle questioni legate alla tutela dei dati personali, alla lotta contro la profilazione, alla rivendicazione della propria realtà biometrica, alla tutela dell’anonimato, all’armonizzazione con le politiche sanitarie

    Diritti fondamentali: diritto alla conoscenza Peso dato al diritto alla conoscenza: in generale, in quanto diritto civile (presupposto fondamentale per l’accesso all’istruzione e alle fonti della conoscenza); nello specifico delle questioni legate a istruzione, trasparenza, open data, accesso a internet, etc

    Diritti fondamentali: lavoro Peso dato al lavoro: in generale, in quanto diritto sociale (principio di autosufficienza economica e sociale); nello specifico delle questioni legate a monitoraggio, algoritmi, istruzione informatica (non solo formazione), etc

    Temi generali: anonimato Valutazioni: presenza esplicita nel programma (anonimato, pseudonimato), posizione sull’identificazione degli utenti nelle piattaforme di svago (social, giochi, etc), sistemi di pagamento 

    Temi generali: concorrenza Accenno alla strategia antitrust (non necessariamente specifiche, ma fondamentali per arginare lo strapotere delle BigTech); presenza all’interno del programma di temi quali il diritto alla riparazione

    Temi generali: sovranità digitale Riferimenti alla questione della sovranità digitale o almeno alla strategia industriale/tecnologica (che è indicativa della strategia specifica sulle questioni digitali)

    Temi generali: trasparenza Open data, accesso agli atti, disciplina sulle gare pubbliche

    Temi generali: anticorruzione Riferimento alla tutela dei whistleblower

    Temi specifici: open source Riferimenti all’open source o, preferibilmente, al software libero, presenza nel fediverso

    Temi specifici: intelligenza artificiale Riferimenti all’intelligenza artificiale

    Temi specifici: smart PA Riferimenti ai servizi digitali al cittadino e al modo di implementarli; certificati, permessi, giustizia, etc

    Temi specifici: piattaforme partecipative Riferimenti all’argomento, riforme proposte, eventuali precisazioni

    Temi specifici: algoritmi Presenza della questione nel programma ed eventuali riferimenti ad ambiti deliberativi/decisionali (lavoro, giustizia, salute)

    Temi specifici: videosorveglianza Posizione sull’utilizzo di videocamere e sensori con il pretesto della sicurezza o del decoro

    Temi negativi: sorveglianza Sorveglianza e tecnocontrollo, anche solo verso le categorie “critiche” (detenuti, immigrati, indagati)

    Temi negativi: credito sociale Credito sociale

    Temi negativi: educazione tecnologica Formazione applicativa invece di istruzione digitale

    Temi negativi: voto elettronico Voto elettronico adottato per gli appuntamenti elettorali istituzionali